Cultura, appunti e dintorni


Luca Palazzo


"Le due vie del pellegrino" (02-03-14)

Il “Pilgrim’s progress” di John Bunyan, pubblicato nel 1678, è uno straordinario viaggio allegorico che descrive il glorioso cammino del cristiano alla scoperta dei vari aspetti della religione in cui crede. Il viandante incontra le personificazioni di vizi e virtù umani, dialoga con esse e impara. Man mano che procede sconfigge il “male” e fa proprio il “bene”. Tale processo catartico lo porta a raggiungere la sua meta: la “città celeste”, diametralmente opposta al suo punto di partenza, la “città della distruzione”. Si ripropone dunque la tematica agostiniana della storia come frutto della lotta tra città terrena e città celeste, mondo degli empi e mondo dei giusti.

Van Gogh, "Strada con cipresso e stella", 1890

Vorrei però concentrarmi su un altro grande capolavoro della letteratura allegorica: il “Pilgrim’s regress” (1933) di Clive Staples Lewis. Se il “Progresso” è il cammino del cristiano che, senza indugio, mira a raggiungere la città celeste, il “Regresso” si configura come la ricerca di una Fede nascosta, che è andata perduta essendo stata seppellita da secoli di Storia e Filosofia. Una Fede i cui connotati neppure sono ben definiti e che può essere raggiunta solo attraverso i vari stadi dell’amore platonico, attraverso il pensiero scettico, quello illuministico e tutte le altre correnti filosofiche. Ciascuna è rappresentata, anche qui, da un’allegoria. Tuttavia il protagonista, non conoscendo l’obiettivo del suo viaggio, rimane spesso confuso di fronte a tanti strani personaggi. Nel mondo “moderno”, sembra volerci dire l’autore, siamo talmente sommersi da convinzioni errate che spesso non riconosciamo o non vogliamo accettare la Fede e la Religione. Alla fine il protagonista comprende che solo attraverso la Chiesa è possibile accedere al Mistero. Nel viaggio di ritorno scopre che tutto ciò che aveva conosciuto fino ad allora è andato distrutto: l’illuminismo, lo scetticismo, l’agnosticismo e così via. Rimane solo da affrontare un ultimo nemico: il male, dentro e fuori di e da noi, personificato da due draghi.
E noi? Oggi abbiamo molto da eliminare, credenti o non credenti. La società impone schemi che spesso opprimono la natura umana. Che sia il bisogno innato del trascendente o la tensione verso l’“humanitas” a chiamarci alla purificazione, dobbiamo avere molto coraggio per saper recidere di netto idee e comportamenti errati. E’ anche una questione di responsabilità, oltre che di coraggio. Che dire, dunque? Siate, siamo coraggiosi e responsabili!

 
 
 
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