Molto difficile è giudicare i personaggi del passato vissuti in tempi lontani dai nostri. Leggevo qualche frase tratta dalle lettere di Gregorio VII, eletto al Soglio pontificio il 22 aprile 1073: il Papa descrive con crude parole la decadenza della Chiesa di Roma, la corruzione dei suoi Vescovi e la brama di potere che ha sostituito la purezza originale. La storiografia moderna spesso pone la lotta per le investiture tra Gregorio VII ed Enrico IV solo sul piano politico-economico. Sicuramente tale duplice movente c'era ed era fondamentale, ma è altrettanto certo che non fosse l'unico. L'epistolario di Gregorio VII ne è testimonianza. Nelle sue parole si coglie la preoccupazione per un'epoca di oscura decadenza: "Se poi con gli occhi dello spirito guardo a occidente, a sud o a nord a stento io trovo vescovi legittimi per elezione e per condotta di vita, che si lascino guidare... dall'amore di Cristo e non dall'ambizione mondana. Fra i principi secolari non ne conosco uno che anteponga l'onore di Dio al proprio e la giustizia all'interesse" (Lettera a Ugo, abate di Cluny, 22 gennaio 1075). È impossibile conoscere fino in fondo, a più di nove secoli di distanza, quali fossero i veri sentimenti che albergavano nei personaggi coinvolti nei famosi episodi della lotta per le investiture. Perciò dobbiamo essere cauti a esprimere giudizi sull'operato di tali uomini, soprattutto quando saremmo pronti a condannarli. |
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