Cultura, appunti e dintorni


Luca Palazzo


La quercia che vide Guglielmo il Conquistatore (24-02-14)

Presso l’abbazia di Canterbury vede ancora il sorgere del  Sole una grande quercia, talmente anziana da aver assistito all’ascesa di Guglielmo il Conquistatore al trono d’Inghilterra. Quanto siamo piccoli: la lunghezza della vita di una semplice quercia batte di gran lunga quella del più longevo degli uomini! Cosa vedeva negli occhi di Guglielmo? Probabilmente nulla, essendo un essere senza occhi e intelletto, anche se dotato di vita. Però fantasticare è interessante e istruttivo. Diamo alla quercia sensi e intelletto, ed essa ci racconterà una storia straordinaria… quella dei Normanni o, se volete, dei Vichinghi.

La Cattedrale di Canterbury, ricostruita dopo la conquista normanna del 1066

Guglielmo è “solo” la punta di diamante di un popolo di conquistatori. I Normanni sono un elemento fondamentale dell’essenza stessa dell’Europa. Partendo dalle regioni della Danimarca, della Norvegia e della Svezia hanno conquistato mezzo mondo. Verso est hanno fondato il Principato di Novgorod dando il nome alla Russia (erano chiamati Rus dagli abitanti di quei luoghi). Sono scesi fino a Costantinopoli e lì sono stati arruolati nella guardia scelta dell’Imperatore. Solcando i mari sono giunti in Islanda, Groenlandia e America del Nord.

La Chiesa di Santo Stefano a Caen (1065-1077), in cui si trova la tomba di Guglielmo il Conquistatore

Oltre le colonne d’Ercole (guardandole dall’esterno) hanno razziato le coste. Si spingevano anche all’interno risalendo i fiumi. Si sono innamorati del Sud Italia e ivi si sono stabiliti.

La Basilica di San Nicola a Bari (1087-1100)

In Normandia, a due passi dalla loro terra d’origine, hanno costituito un Ducato destinato a diventare la prima superpotenza moderna: l’Inghilterra. Prima in senso cronologico. Da Normanni sono diventati Inglesi che parlavano la lingua d’Oil e poi Inglesi veri e propri dopo la Guerra dei Cent’Anni, che tolse loro i domini in Francia (anche se ormai i Sovrani erano i Plantageneti).

L'Arazzo di Bayeux, che celebra la vittoria di Hastings del 1066

Se la storia dei Normanni è eccezionale, ancora di più lo è la loro arte. Il Romanico si mischia a decorazioni schematiche e guerriere, che ricordano frecce e lance. Gli animali mitologici discendono dalle foreste del nord per adornare capitelli. A Caen  e contemporaneamente a Bari viene introdotta l’innovazione delle torri simmetriche nella facciata delle chiese.

La Chiesa dell'Abbazia delle Donne a Caen che, come San Nicola a Bari, la Cattedrale di Canterbury e Santo Stefano sempre a Caen, presenta le due torri gemelle in facciata

Nel Sud Italia arrivano anche elementi medio orientali, provenienti dall’Arabia. Ecco che il Mediterraneo trova una nuova unità: non più politica, come era stata quella dell’Impero Romano, ma artistica. Di un’arte che non è imposta, ma sentita nel cuore, vissuta negli scambi culturali e commerciali.

La Chiesa di San Cataldo a Palermo (1154-1160), con le tre piccole cupole arabe
 
Costanza d’Altavilla, sposando Enrico IV (1186), figlio di Federico I Barbarossa, apre la strada del futuro: il suo matrimonio segna l’inizio di una nuova Europa, che recupera l’ideale carolingio e si rinnova in una visione moderna. L’arte normanna scende dalla Normandia verso sud, sale dal Sud Italia verso nord.
La Cuba di Palermo (1180), normanna e araba allo stesso tempo
 
Arte che incontra i Comuni italiani, gli Stati tedeschi, il Regno di Francia. Un cocktail, un “groviglio” incredibile che è pronto, dopo i grandi avvenimenti trecenteschi, a diventare Umanesimo e Rinascimento.
Carta delle esplorazioni normanne (legenda su Wikipedia alla voce "Vichinghi")

 
 

 
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